I vincoli imposti dall’Europa, le tutele di cui gode il sistema bancario, la disoccupazione giovanile aggravata dall’aumento dei ragazzi che non studiano né lavorano (i cosiddetti neet), la disaffezione alla politica…
Ha toccato alcuni degli argomenti più caldi della cronaca di questi mesi di crisi Francesco Gesualdi, tra i primi promotori del consumo critico in Italia, allievo di don Lorenzo Milani alla Scuola di Barbiana e coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (CNMS) di Vecchiano (Pisa), invitato a Villafranca dalla locale Comunità Emmaus per affrontare il tema del debito pubblico. Con una premessa: i cittadini devono informarsi per non precludersi la possibilità di decidere l’economia e smettere di subirla.
Nel lungo intervento, interrotto a più riprese dall’applauso del pubblico che ha riempito i locali della parrocchia Madonna del Popolo di Villafranca, l’attivista ha condiviso alcune riflessioni tratte dal suo ultimo libro, “Le Catene del Debito e come possiamo spezzarle” (2013, Feltrinelli), rivendicando la finalità sociale della gestione pubblica. «Oggi in nome del debito pubblico si stanno sacrificando i servizi che garantiscono i bisogni fondamentali, che devono essere e rimanere gratuiti, e attraverso le privatizzazioni si sta vendendo tutto ciò che è bene comune».
Dopo il saluto del presidente di Emmaus Villafranca, Renzo Fior, è stato Renato Ferraro, presidente della cooperativa di social housing SOS Casa nata vent’anni fa in seno alla Comunità, ad introdurre l’argomento della serata. «Una modifica all’art. 81 della nostra Costituzione ha stabilito che il vincolo di bilancio subordini qualsiasi iniziativa all’equilibrio dei conti pubblici, per una sorta di fobia che si è creata a tutti i livelli (locale, provinciale, regionale, nazionale) e che ha dato origine a iniziative come il Fiscal Compact». Ma il debito, invece, è una componente essenziale dell’investimento. «SOS Casa in 3 anni ha messo a disposizione 14 nuovi appartamenti indebitandosi per 750 mila Euro in 15 anni. Non è sinonimo di spreco o di incapacità di gestire, soprattutto a livello pubblico».
«Il debito ci impoverisce, aggrava le diseguaglianze sociali e arginare il problema con politiche di austerità finisce per generare crisi», è la tesi di Gesualdi. «Perché la politica si è trasformata in un baluardo per difendere i ricchi? In un momento di crisi anche i creditori, cioè banche, assicurazioni e fondi pensione di cui le famiglie detengono solo una piccola parte, devono dare una mano e pagare come gli altri».