“Nonostante le notevoli spese sostenute per affrontare la questione Pfas e circa 10 milioni di euro in investimenti ed infrastrutture previsti nel 2016 in tutta la provincia scaligera, le tariffe del servizio idrico della nostra società rimangono le più basse del Veneto e tra le più economiche a livello nazionale”. Lo ha sottolineato il presidente di Acque Veronesi Niko Cordioli, accompagnato dal vice Domenico Dal Cero e dal consigliere di amministrazione Paola Briani. Proprio in questi giorni Cittadinanzattiva ha presentato l’undicesima indagine nazionale sulle tariffe 2015 del servizio idrico. Per l’ennesimo anno l’inchiesta ha confermato che le tariffe di Acque Veronesi si trovano nella fascia più bassa e favorevole ai consumatori, ben al di sotto della tariffa media nazionale di 376 euro annui. Nel 2015 una famiglia veronese ha infatti speso 291 euro, la bolletta meno cara di tutto il Veneto. Seguono Venezia (300 euro) e Treviso (334), fino ad arrivare a Vicenza (415 euro) e la più cara, Rovigo (488 euro di spesa annua). Fra i capoluoghi di provincia italiani, le città più care si confermano le toscane: Grosseto e Siena con 663 euro, Livorno (628) e Pisa (621). Sempre secondo l’indagine, il livello di dispersione idrica a Verona è tra i più bassi a livello nazionale, con una media del 33%, contro il 61% registrato in alcuni Comuni del meridione. “Dati importanti, che dimostrano come la nostra società sia efficiente e gestisca il servizio in maniera assolutamente economica rispetto ad altre realtà dell’idrico analoghe o più importanti” ha concluso Cordioli.
Il Cda di Acque Veronesi ha fatto anche il punto relativamente alla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) riscontrate in alcuni Comuni del basso veronese. Le concentrazioni di accettabilità nelle acque idonee al consumo umano di questa sostanza non sono ancora attualmente definite e non sono nemmeno incluse dalla normativa vigente tra i parametri da ricercare nelle acque potabili (D.lvo 31/2001). Ciononostante, Acque Veronesi, a scopo preventivo, e al fine di garantire al massimo la tutela della salute dei propri utenti, già dal 2013, ha adottato una serie di importanti contromisure. Nello specifico, ha aumentato la frequenza della sostituzione di carboni attivi (GAC) e avviando anche diverse sperimentazioni. Inoltre, per la risoluzione della fase di emergenza, è stato inviato alla Regione Veneto un progetto di ampliamento del comparto di accumulo e potabilizzazione dell’impianto di Lonigo, con un costo previsto di euro 2,8 milioni. “Ad oggi, Acque Veronesi ha sostenuto costi di prima gestione dell’emergenza per oltre 700.000,00 euro ed altrettanti dovranno essere sborsati per interventi a breve termine – ha sottolineato Paola Briani – Nel corso del Consiglio di Amministrazione del 29 marzo 2016 si è svolta un’approfondita discussione in ordine all’emergenza Pfas, in considerazione del fatto che la società continuerà ad intraprendere gli interventi straordinari di tutela nelle zone interessate, finchè non verrà fatta definitiva chiarezza, per effetto della normativa nazionale, in ordine al grado di nocività per la salute dei pfas ed ai limiti di tollerabilità per l’essere umano”. Cordioli, ricordando che la società effettua controlli continui sull’acqua in coordinamento con le Ulss competenti, ha raccomandato la massima attenzione sul tema, al fine di evitare inutili allarmismi che potrebbero generare confusione tra la cittadinanza.