(di Elisabetta Gallina) In lingua ucraina si pronuncia “dodomu” e significa casa. Per 44 milioni di ucraini in questi giorni senza lieto fine all’orizzonte, è una delle tante perdite da mettere in conto. Già di per sé la parola guerra basterebbe a fare a brandelli le certezze. A questo per alcuni va aggiunta un’altra battaglia, quella contro mali come la leucemia, che magari ha colpito i più piccoli. È la situazione che stanno vivendo alcune famiglie ucraine, con bimbi e ragazzi in cura già prima di diventare possibili bersagli dell’invasione russa. Ma qualcosa si può fare, grazie all’impegno e alla generosità di Verona.

E’ per merito del network ormai efficientissimo dell’associazione Abeo (Associazione Bambino Emopatico e Oncologico) che Verona ha accolto l’appello della Paul O’Gorman LifeLine, ente benefico inglese attivo anche sul territorio ucraino dove però è impossibile garantire cure adeguate perché tutto potrebbe mancare da un momento all’altro, dalle terapie infusive all’ospedale stesso. È ancora impresso negli occhi di molti l’attacco di artiglieria russa contro l’ospedale pediatrico oncologico Okhmatdyt a Kiev, dove il 26 febbraio è morto un bimbo.

Il “dream team” organizzato da Abeo Verona per recuperare i piccoli malati ucraini.

La chiamata da parte di LifeLine è arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì scorso. A rispondere e a prendersi in carico tutte le incombenze è stata Elena Travenzuolo, una delle colonne dell’associazione, che ha messo in moto l’imponente macchina degli aiuti. Una spedizione studiata per garantire la prima necessità ma anche tutto il supporto fisico e psicologico a persone che già hanno sulle spalle il peso di una situazione drammatica, di cui l’ultimo pezzetto è stato il viaggio dalle loro cittadine fino ai confini con la Moldavia. Un percorso per cui di solito basta qualche ora ma che adesso richiede anche 48-72 ore.

Elena, con tutto il personale e i volontari, ha messo in piedi una vera e propria task force, fatta di un pullman attrezzato (messo a disposizione da ATV Verona con due autisti) e scorte di ogni tipo, dalle bibite ai panini e a giochi e mascherine. Ma soprattutto felpe, tante felpe. Pesanti. Perché, come se non bastasse, anche il brutto tempo in questo periodo gioca contro e non mancano la pioggia e la neve. Ma come sempre sono le persone che fanno la differenza. Conoscendo associazioni come Abeo, impegnate a sostenere percorsi complessi, non è difficile pensare di avere a che fare con un team di supereroi: ma in questo caso si sono superati, anche se questa emergenza rappresenta una “prima volta” perfino per loro.

Il lunghissimo viaggio da Verona attraverso Slovenia, Ungheria e Romania fino ai confini della Moldavia

Nel giro di un weekend è stata messa in piedi una squadra umanitaria composta da volontari e figure professionali altamente specializzate. In questo viaggio di andata e ritorno dall’Ucraina, partito lunedì pomeriggio dalla sede veronese di Abeo a Casa Fantelli, e che potrebbe durare anche più di cinque giorni, ci sono Fabio Tomasi, Responsabile Trasporti Bambini e  Sara Stuppilli, volontaria ABEO; per la UO di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale della Donna e del Bambino, diretta dal dott. Simone Cesaro,il Coordinatore Infermieristico di Oncoematologia Pediatrica, dott. Alberto Castagna e la dott.ssa Maria Pia Esposto; la Croce Verde di Verona partecipa con un infermiere, Dino Mirandola, e due soccorritori, Kristal Currò e Filippo Ticozzi. Con loro anche una preziosa mediatrice culturale, Diana Otian.

Sono almeno quattro le famiglie in arrivo nei prossimi giorni grazie a un tam-tam di aiuti che in poche ore ha preso concretezza. Più che di famiglie sarebbe meglio parlare di nuclei familiari, perché la guerra, con la chiamata alle armi per la difesa, trattiene in patria gli uomini. Sul pullman diretto a Verona saranno trasportati quattro bimbi (due di soli quattro anni, uno di sette e una piccola di cinque) con le loro mamme, due nonne e la sorella quattordicenne di un piccolo paziente già in cura a Verona al reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale di Borgo Trento.

Ecco le cose che servono

Arrivano da Kharkiv tramite l’Associazione Il Ponte – Mict e Life Line, coordinate dalla mediatrice culturale Olexandra che collabora con Abeo. I bambini hanno impiegato tre giorni di viaggio per arrivare in Moldavia, dove sono stati accolti da volontari del luogo e hanno atteso il pullman; ma lungo il percorso hanno anche sostato in un ospedale, dove sono stati controllati. I medici, grazie a un circuito di database, già sanno chi e cosa aspettarsi: saranno le prime analisi e gli accertamenti a stabilire chi avrà bisogno di un posto letto, chi dei servizi day hospital, chi solo di controlli.

Bravi, bravissimi, ma ora è anche il nostro turno, di tutti noi veronesi. Per aggiungere elementi di rinascita a queste famiglie occorre un impegno corale, fatto di piccoli gesti – come beni di prima necessità – ma anche di sforzi più importanti, come mettere a disposizione appartamenti, meglio se nelle vicinanze dell’ospedale di Borgo Trento o nella prima periferia. Abeo Verona è disponibile e si fa garante a pagare gli affitti per queste famiglie, le prime purtroppo di tante altre in arrivo. Servirà a dare loro la dignità che non devono perdere, e a noi la possibilità di sentirci ancora esseri umani in grado di dare sostanza all’empatia.

Nelle immagini che pubblichiamo c’è la “lista della spesa” di Abeo Verona: si va dai beni alimentari di prima necessità ai medicinali e alla cura della persona. Per le donazioni è sufficiente contattare l’ufficio Abeo a Casa Fantelli (vicino all’ingresso dell’ospedale, lato via Mameli) allo 045-8550808 tutti i giorni con orario continuato dalle 9 alle 17.