(di Elisabetta Tosi) 20 vendemmie vissute con passione, coraggio e molta caparbietà. E’ un traguardo importante quello che Giovanna Tantini dell’omonima azienda ha voluto festeggiare in questi giorni, organizzando una verticale del suo Bardolino (annate dal 2013 al 2020) e presentando la prima uscita del Bardolino DOC sottozona “La Rocca”. “Ho scoperto presto che mi piaceva di più stare sul trattore che dietro una scrivania” sorride Giovanna, spiegando la sua scelta di riporre in un cassetto la sua laurea in legge per conseguire un master in gestione vitivinicola e dedicarsi interamente all’azienda di famiglia. La tenuta, di proprietà della famiglia Tantini dall’inizi del ‘900,  si estende  tra i comuni di Castelnuovo del Garda e Sona, in provincia di Verona. 

Fin dall’inizio sceglie di circondarsi di consulenti provenienti da altre regioni, “così avremmo imparato insieme a conoscere queste uve, questi terreni”, commenta. Perciò dopo un inizio con l’agronomo Federico Curtaz, ancora oggi nei vigneti viene seguita dal piemontese Roberto Abate, e dai toscani Attilio Pagli e Laura Zuddas in cantina.

Dei 30 ettari di proprietà solo 13 sono coltivati a vite con metodi sostenibili: ogni anno si producono dalle 35 alle 45 mila bottiglie a seconda dell’annata, di cui 22-25 mila di Chiaretto di Bardolino DOC e altre 10 mila divise tra il Bardolino doc e Bardolino di sottozona “La Rocca” DOC. Oltre ai vini del Lago, vengono prodotti anche un Custoza e alcuni IGT Rossi del Veronese. La cantina di vinificazione si trova nell’azienda stessa, mentre la fase dell’affinamento dei soli vini a Indicazione geografica si svolge a Lazise.

I miei vini nascono da scelte vendemmiali molto precise, dove ogni operazione siete svolta rigorosamente a mano  – racconta Tantini – Le rese sono basse: massimo 90 quintali  a ettaro. L’uva che arriva in cantina deve essere equilibrata, anche se a seconda delle annate costa molto lavoro manuale in più. La mia è una gestione completamente artigianale – conclude – Non saprei definirla diversamente”. Dei suoi vini, i Bardolino  DOC esprimono fin dalle prime uscite sul mercato il suo obiettivo principale: realizzare vini godibili ma longevi. Per questo vengono affinati solo in acciaio. Unica eccezione, il Bardolino DOC sottozona “La Rocca”, che viene maturato in tonneau di rovere francese.

E se all’inizio Giovanna seguiva il disciplinare di produzione,  che prevede un blend dei vitigni Corvina, Rondinella e qualche altro, con il tempo ha capito che il suo vitigno principe sarebbe stato il primo: “La Corvina è un vitigno permaloso, va seguita passo passo fino alla fioritura – racconta – Poi però bisogna lasciarla stare, non vuole più essere toccata”.

“Giovanna è il produttore ideale per un consulente enologico – ammette ridendo l’enologa Laura Zuddas – Quando si avvicina la vendemmia noi enologi finiamo sempre per scontrarci con i produttori, che per mille motivi hanno sempre fretta di iniziare a raccogliere, quando invece bisognerebbe aver pazienza. Con Giovanna è diverso: se le diciamo che conviene aspettare ancora, lei ci ascolta, anche se il rischio di andare incontro al brutto tempo comincia a essere alto”.

Così è stato, per esempio, per il 2014: annata difficile, funestata da troppe piogge, ha costretto tanti produttori ad accelerare le operazioni di raccolta. Non così in azienda Tantini, dove  si è aspettato il più possibile e le uve sono state vendemmiate a metà ottobre; il risultato è un Bardolino che sorprende per i profumi di frutta rossa matura e la piacevolezza del sorso, anche a distanza di otto anni. “Quando un vino come il Bardolino viene considerato poco, occorre dimostrare a tutti i costi che ci si sbaglia” dice Tantini. Vent’anni dopo la prima vendemmia, i Bardolino firmati Giovanna Tantini sono la dimostrazione che con tenacia, competenze e tanto lavoro si raggiunge anche l’obiettivo più ambizioso.