Verona potrebbe aver vinto un terno al lotto da oltre diversi miliardi di euro. Secondo la Reuters, infatti, siamo vicinissimi all’accordo fra il colosso Intel e il governo italiano per l’impianto di back-end dei semiconduttori: un impianto produttivo che la multinazionale statunitense avrebbe intenzione di avviare in Italia per rafforzare il suo polo produttivo “conto terzi”, uscendo dalla dipendenza dell’area produttiva asiatica oggi al centro delle tensioni alimentate dalla Cina nei confronti di Taiwan.  L’impianto che potrebbe sorgere in Italia, anche se Intel non si è spinta così nel dettaglio nella sua descrizione, potrebbe diventare il fulcro della sua strategia europea perché potrebbe essere uno stabilimento unico nel suo genere:  una tecnologia in grado di realizzare nuovi microchip più potenti e flessibili, basati su una nuova architettura di costruzione.

Intel arriva in Italia non a caso: l’Unione Europea ha messo sul piatto un gettone da oltre 40 miliardi per rendersi indipendente dai fornitori cinesi e il governo di Mario Draghi sta per staccare un assegno molto pesante a Intel per definire il nuovo investimento entro fine mese. Il governo italiano sarebbe pronto a sostenere il 40% dell’investimento totale di Intel in Italia, impegno che nel tempo dovrebbe crescere dagli iniziali 5 miliardi di dollari. Tuttavia queste cifre vanno prese con le pinze perché “l’entità totale dell’investimento di Intel e come l’Italia preveda di finanziarne la propria quota non è ancora chiaro” evidenzia l’agenzia di stampa. Intel nel mese di marzo parlò di un potenziale investimento fino a 4,5 miliardi di euro, circa 1500 posti di lavoro in Intel e altri 3500 posti di lavoro fra fornitori e partner.

Musica per le orecchie dell’industria e della ricerca italiane (pubblica e privata) che potrebbero operare con lo stato dell’arte in tema di microchip. Ma non è finita qui. Perché convinta Intel, bisogna ora trovare un posto alla nuova fabbrica che deve servire anche il Nord Europa e quindi dev’essere posizionata in un territorio logisticamente attraente. Inizialmente, in lizza c’erano cinque  Regioni a contendersi Intel: Lombardia, Puglia, Sicilia, Piemonte e Veneto. Sempre secondo la Reuters,  ora  la lista si sia ridotta a Piemonte e Veneto anche se la decisione non sarebbe stata ancora presa.  

E nel Veneto, dove? Vi ricordate l’Autodromo del Veneto, la MotorCity da 458 ettari di sviluppo (272 a Vigasio e 186  a   Trevenzuolo), con accesso diretto con quattro corsie alla A22 al casello di Nogarole Rocca? Prevedeva investimenti per 1,5 miliardi (la terza grande opera del Veneto dopo Mose e Passante di Mestre…). Oggi la società veicolo è in liquidazione, ma l’ubicazione dell’area sarebbe perfetta. E su questa si sarebbe accesa l’attenzione della Regione Veneto che di MotorCity è stata l’azionista di riferimento…

MotorCity, un rendering del progetto mai decollato

Roma, finora, avrebbe accantonato 4,15 miliardi di euro fino al 2030 per attrarre i produttori di chip e gli investimenti in tecnologie innovative. Supportata dall’approvazione dello European Chips Act, l’Italia avrebbe intavolato discussioni con STMicroelectronics, MEMC Electronic Materials, TSMC (che però ha raffreddato gli entusiasmi) e Tower Semiconductor (azienda che Intel ha comprato all’inizio di quest’anno).