Be the plus, ovvero sii la differenza. Marmomacc – qui il nostro video con le interviste dei protagonisti – sceglie come claim un invito a tutti i protagonisti della filiera del marmo e delle tecnologie ad esso collegate: un’eccellenza tutta italiana e, in larghissima misura, veronese col suo distretto dalla storia secolare e con un savoir-faire invidiato nel mondo. Al Marmomacc, giunto alla 56.ma edizione (inaugurazione il prossimo 27 settembre, chiusura il 30), tocca il compito di alimentare la ripresa in questo autunno “caldo” dove le nuvole della recessione minacciano i risultati record macinati. Prima dell’esplosione dei costi energetici, infatti, il settore aveva recuperato in un anno tutto quanto perso per la pandemia e si stava rilanciando con forza sui mercati internazionali nonostante alcune realtà strategiche – come la Cina – stiano ancora pagando gli effetti del Covid con una minore circolazione di merci e persone. Dieci i padiglioni occupati da 1.168 aziende espositrici da 47 paesi, tra cui anche l’Ucraina, con la pietra naturale protagonista assoluta: dai prodotti finiti, ai macchinari, alle tecnologie e accessori per l’estrazione e lavorazione, fino alle mostre e progetti di designer e archistar.

Come evidenzia Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine: «Nel 2021 abbiamo raggiunto un valore della produzione di 4,1 miliardi€ con tre di export ed un saldo nella bilancia commerciale nazionale di 2,6. La crescita delle esportazioni è stata del 20% e sino al 30 giugno scorso questa dinamica espansiva non era stata interrotta: avevamo infatti esportazioni per 1,5 miliardi (più 9,4% sull’analogo periodo del 2021) dovute in gran parte alla vendita di materiali, lastre e prodotti finiti, alla sostanziale tenuta della materia grezza ed un calo, fisiologico però, nelle vendite di tecnologie». La crescita però è a forte rischio dall’aumento del costo dell’energia e dalle spinte inflazionistiche che toccheranno senz’altro – anticipa Marabelli – il costo del lavoro. E con la Cina ancora in ambasce, sono gli Stati Uniti a diventare il player principale del settore nell’attesa che la cessazione delle ostilità in Ucraina riapra definitivamente le rotte dell’est.

Marmomacc nell’edizione 2022 punta su due temi principali: sostenibilità e formazione. La prima si manifesta con la scelta di non adottare più negli allestimenti materiali impattanti, fra cui il 95% delle moquette. Il costo risparmiato verrà investito, in accordo con l’Amministrazione comunale, in 200 alberi che verranno piantati nei quartieri limitrofi al compound della fiera. Ma anche l’industria del settore vuole impegnarsi e durante Marmomacc verrà presentato il “Manifesto” dei produttori: dieci azioni concrete per abbattere le emissioni di CO2. Un primo passo che verrà rafforzato il prossimo anno con una certificazione europea terza e che vuole testimoniare al mercato come le pietre naturali siano una soluzione che fa meno danni all’ambiente di quello che producono, au contraire, il comparto delle ceramiche e degli agglomerati al quarzo.

Quanto alla formazione, il marmo e la pietra debbono tornare nelle scelte tanto dei progettisti che dei consumatori finali vero tallone d’Achille del settore. Su questo lo staff di Elena Amadini ha lavorato a testa bassa per portare buyer, ma soprattutto designer, architetti e professionisti del settore provenienti da 61 Paesi coinvolgendo anche sette università italiane ed internazionali e ben quattro mostre dedicate a design ed architettura (fra le quali, la celebrazione dei 200 anni dalla morte del Canova con Vittorio Sgarbi e la lectio magistralis di Craig Copeland). L’obiettivo è quello di riportare la “materia” al centro dell’interesse del mercato che oggi non trova sempre meno marmi e pietre e sempre più gres porcellanato o altri succedanei: per farlo all’interno del padiglione 10 è stato realizzato “The Plus Theatre” dove troveranno spazio cinque mostre culturali, workshop, momenti di incontro più informali.