L’ Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha pubblicato i dati sulla mobilità sanitaria fra le regioni e dei tempi di attesa. Ne esce un Servizio Sanitario Nazionale che scricchiola e che non è ancora riuscito a riprendersi dal terremoto della pandemia.
Il primo fenomeno che l’Agenas mette in evidenza è la mobilità sanitaria da regione a regione. Il fenomeno del movimento da Sud a Nord per andarsi a curare continua. Dal bilancio sono 14 le Regioni che hanno un saldo negativo, cioè che pagano prestazioni sanitarie effettuate in altre regioni da propri cittadini.
La Campania – dati del 2021-  è la regione che ha un saldo negativo di 185,7 milioni. Il che significa che ci sono campani che vanno a curarsi altrove in Italia per una totale di 185,7 milioni di spesa: record negativo. Seconda la Calabria con un saldo negativo di 159,5 milioni, la Sicilia con 109,6, la Puglia con 87,6, la Liguria con 60,7, l’Abruzzo con 49,5, la Basilicata con 40,3, la Sardegna con 34,4, le Marche con 21,1, l’Umbria con 9,8, la Val d’Aosta con 7,1, il Friuli Venezia Giulia con 6,8, la provoca autonoma di Bolzano con 4,3 e quella di Trento 0,03.
Al contrario le regioni con un saldo attivo sono l’Emilia Romagna con +293,9 milioni,  la Lombardia con un +274,9 milioni, il Veneto con +102, la Toscana con +38,1, il Lazio con +34,2, il Piemonte con +24,8 e il Molise con +8,7 mln.
Da un’analisi dell’Agenas risulta però anche che su un totale di 2,5 milioni di prestazioni svolte fuori regione, ce ne sono di quelle che avrebbero potuto essere erogate nella propria per un valore di 800 milioni.

Per quel che riguarda le liste d’attesa l’Agenas rileva che quelle relative a interventi chirurgici per tumori maligni, ovvero quelle più urgenti, che devono essere fatti entro 30 gironi, 10 regioni su 21 hanno peggiorato i tempi dal 2019 al 2021. La provincia autonoma di Trento è quella che sta peggio, con un peggioramento del 25,4%. Segue l’Emilia Romagna con -14,1% e il Piemonte con il -10,7%. Migliora del 19,3% la Val d’Aosta, l’Abruzzo con +14,5% e la Toscana con +13,4%.
Anche le liste d’attesa per le visite specialistiche sono tutte ancora in ritardo rispetto ai tempi pre-pandemia. Il privato accreditato offre tempi più brevi rispetto al pubblico.