(di Matteo Zanon) Massimo Maffezzoli, quarantaseienne veronese, dopo aver mosso i primi passi nelle giovanili scaligere, ha intrapreso la strada di allenatore in diverse società tra le più blasonate del basket italiano. 25 anni di esperienza tra panchina e scrivania, lo hanno portato a conquistare una Coppa Italia LNP nel 2006-2007 con il Casalpusterlengo, uno scudetto a Sassari nel 2014-15 e due Coppe Italia nel 2014 e nel 2015 sempre con Sassari.  In estate si è accasato alla Pallacanestro Trieste in serie A come allenatore in seconda e lunedì 2 gennaio alle 20.30 avrà il compito di sfidare la squadra della sua città che dopo 20 anni è ritornata nel palcoscenico più importante della palla a spicchi. Entrambe le formazioni hanno raccolto 8 punti in 12 partite e la posta in palio all’Agsm Aim Forum è molto alta. Maffezzoli tra passato e presente racconta il carico emotivo che porta con sé questa sfida salvezza. 

Massimo, mancano due partite alla fine del girone di andata. Come valuti il percorso fatto fino ad adesso da Trieste?

Sapevamo che la stagione prevedeva un inizio molto complicato sia per il lignaggio degli avversari sia per il fatto che la nostra squadra era nuova per 7/10. Siamo cresciuti, e nonostante un paio di partite che non ci hanno sorriso per episodi, penso che il percorso intrapreso stia cominciando a mostrare i frutti.

L’arrivo a novembre del playmaker Ruzzier ha aiutato la squadra a riprendere quota. Ci saranno altri nuovi innesti?

L’arrivo di Michele ci ha dato una mano ad accelerare il percorso di crescita del gruppo, il nostro focus adesso non è il mercato, ma continuare a lavorare per migliorare.

Il 2 gennaio affronterete la Scaligera Basket. Che partita sarà e possiamo definirla uno scontro salvezza?

E’ la classifica a dirlo. Entrambe le squadre arrivano da una vittoria importante e con la voglia di confermarsi. Per noi vincere in trasferta contro una diretta concorrente avrebbe un peso specifico importante, ma guai a sottovalutare Verona capace di accendersi in ogni istante e vogliosa di regalare una soddisfazione al proprio pubblico, visto che la vittoria casalinga manca dalla prima di campionato.

Che significato ha per te tornare a Verona da dove è partito il tuo percorso di allenatore?

Per me tornare a casa ha sempre un sapore speciale, giocare nel palazzetto che è stato mio prima da tifoso e poi da giovane allenatore e da dove è partito tutto il viaggio con il sogno della serie A. Giocare davanti ai miei genitori, ai miei amici più cari è sicuramente un ulteriore stimolo a fare del mio meglio.

L’obiettivo dichiarato a inizio stagione era la salvezza. Trieste può ambire a qualcosa in più?

Ora è solo il momento di concentrarsi sul presente e di cercare di raggiungere la salvezza il prima possibile. Solo allora vedremo se ci saremo meritati di sognare…ora solo occhi aperti e testa alla prossima sfida.