Si fa incandescente la polemica politica – qui il nostro video – attorno ai lavori del Collettore del Garda. E siamo vicini al paradossale. Il collettore, con le sue tubature sub-lacuali, è vecchio di quarant’anni. E’ tecnicamente a fine-vita. Basta un niente che la condotta che trasporta a centrolago i reflui dalla costa bresciana a quella veronese – per essere poi portati al depuratore di Peschiera e lì trattati – collassi, perda da qualche fessurazione ed inquini l’intero lago. Che vedrebbe così compromesso il suo ambiente e la sua economia per più di un quarto di secolo: per ripulire l’acqua del lago naturalmente servono infatti ben 27 anni. Ed è un miracolo che non sia ancora successo niente di irreparabile.

Che vado aggiornato lo dicono tutti; nel 2017 un accordo fra tutte le realtà amministrative – Brescia, Verona e Provincia autonoma di Trento – fissava un piano di lavori e la realizzazione in territorio bresciano di un depuratore che si occupasse dei reflui prodotti sulla costa occidentale del lago (i reflui di Sirmione e Desenzano restano invece ancora in carico a Peschiera). Sul piatto un progetto da 100 milioni di euro con Verona che ne ha già spesi 40, progettando mettendo man mano in sicurezza il proprio tratto. A Brescia, invece, si litiga sulla location del “loro” depuratore: il Commissario di governo ha indicato una soluzione – un impianto ubicato a Gavardo e Montichiari della superficie di sette ettari -, ma i Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino di casa) locali hanno messo su dei comitati contrari ad ogni soluzione che non sia quella di avere i reflui bresciani trattati ovunque, ma non nel bresciano. La politica locale si sta dimostrando debole e il presidente di Acque Bresciane – la società pubblica incaricata di gestire la progettazione e la realizzazione dell’impianto – ha preferito dimettersi piuttosto che affrontare la piazza. «Un gruppo di irresponsabili senza competenza e senza alcuna legittimità istituzionale» li denisce senza tentennamenti il sindaco di Garda, Davide Bendinelli.

Il presidente dimissionario è Gianluca Delbarba e martedì si terrà nella sede di Acque Bresciane l’assemblea per individuare un nuovo presidente e procedere, si spera, ad approvare la procedura di gara per affidare la progettazione definitiva – siamo ancora alla progettazione! – del sistema di collettamento e depurazione del Garda bresciano, secondo le indicazioni del commissario straordinario (ill prefetto di Brescia Maria Rosaria Laganà), che ha individuato in Gavardo e Montichiari i luoghi dove realizzare gli impianti di depurazione, con scarico nel fiume Chiese.

I sindaci della costa veronese si sono trovati questo pomeriggio nella sede di AGS a Peschiera: «Una politica che fugge – tuona Angelo Cresco, presidente di AGS, la multi-utility di proprietà di tutti i Comuni veronesi del Garda – che vuole scappare dalle proprie responsabilità. C’è un accordo, c’è un’emergenza da affrontare prima che crei devastazioni importanti per l’ambiente e la vita economica del Garda. Non si può rimandare oltre: Brescia deve farsi il suo depuratore e deve farlo in fretta perchè il nostro di Peschiera è già pieno, siamo costretti a smistare reflui per un costo economico importante a carico dei contribuenti veronesi. Devono farsi carico degli impegni che hanno preso e sinora non rispettato. Noi, tutti i sindaci veronesi, ci rapporteremo ai nostri parlamentari, al governo della Regione Veneto, ai nostri ministri affinché venga data esecuzione a quanto il Commissario, cioè il Governo della Repubblica, ha stabilito».

C’è poi il capitolo finanziamenti, Brescia – che ha un milione di abitanti che gravitano sulla costa – immagina di varare una tassa a carico dei suoi cittadini alzando la tariffa dell’acqua; un’ipotesi che Verona non accetta dato che ha molti meno abitanti: «Ci stiamo battendo – sottolinea Giovanni Dal Cero, sindaco di Castelnuovo – per trovare ad un livello superiore quei denari: ci sono i fondi dello Stato, dell’Unione europea, c’è il PNRR. Quest’opera ha diritto ad essere finanziata dato che il Garda è la principale riserva d’acqua d’Italia. Non c’è progetto più green e sostenibile da finanziare nel nostro Paese. Ma il clima politico a Brescia sta generando la paralisi. Pacta sunt servanda: nell’interesse di tutti, anche dei bresciani, si rispettino gli impegni sottoscritti».