(di Stefano Cucco) Nelle regioni settentrionali, al netto delle grandinate, le precipitazioni di questi giorni rappresentano un vero e proprio sollievo per corpi idrici, stressati da mesi di afflussi insufficienti; purtroppo, però, fu così anche l’anno scorso, prima della grande sete estiva.  

Finalmente si può parlare di un avvio di ripresa idrica nei grandi bacini naturali del Nord: il lago di Como (forte di un afflusso triplo rispetto al deflusso, arriva al 41,8% di riempimento, alzandosi di ben 30 centimetri) e quello d’Iseo (+25 centimetri,  54.3% di riempimento) tornano in media;  il Verbano sale al 57,8% di riempimento, grazie ad una crescita di livello, pari a  circa 15 centimetri; cresce anche il Lago di Garda, il più grande invaso italiano, che si ferma però al 40,7% di riempimento e resta vicino al minimo storico (ad aprile di un anno fa era al 70,7%). 

In Veneto, una buona performance è segnata dal fiume Adige (+cm. 50), così come dal Bacchiglione (+cm. 60) e dalla Livenza (+cm. 38); continua, invece, l’altalena di portata nel Piave, caratterizzato da un andamento carsico. Infine, si registra finalmente una moderata ripresa anche lungo l’asta del fiume Po: vicino al delta la portata torna a scavallare il limite minimo, con Pontelagoscuro che, seppur di poco, supera i 450 metri cubi al secondo (mc/s); c’è però poco da rallegrarsi, perchè la principale asta fluviale del Paese è a circa il 30% della media storica mensile. 

In Lombardia, il fiume Adda cresce di mc/s 17 e torna a  superare, dopo mesi, i 60 metri cubi al secondo (è bene ricordare che, in altri tempi, tale alveo ha superato i 1600 metri cubi al secondo). Migliorano le condizioni idriche di Serio ed Oglio così come, a sorpresa, il quantitativo di neve al suolo (+20% circa), che fa sperare in un procrastinarsi della coltre bianca sui pendii lombardi. Le riserve idriche sono più che dimezzate rispetto alla media dal 2006, ma soprattutto la disponibilità d’acqua lacustre è inferiore all’anno scorso ( 434,7 milioni di metri cubi contro Mmc. 472,9).

“Qualche goccia non deve illudere su una condizione idrica fortemente compromessa nel Nord Italia. Per questo, siamo preoccupati da qualsiasi proposta, che affronti la soluzione in maniera parziale o settoriale”, precisa Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). “C’è invece bisogno di un’ampia concertazione per individuare, nel rispetto delle priorità di legge, soluzioni che contemperino le esigenze di tutti i portatori d’interesse”.

“Per questo”, aggiunge Francesco Vincenzi, presidente di ANBI, “è fondamentale disporre di dati certi. Se l’utilizzo dell’acqua in agricoltura è sceso sotto il 50% del fabbisogno idrico nazionale, è evidente che confinare la siccità come un mero problema agricolo è un grave errore di prospettiva. Se ogni italiano usa ogni giorno circa 100 litri d’acqua in più della media europea, c’è innanzitutto un grande bisogno di cultura su una risorsa vitale, di cui la crisi climatica sta mostrando i limiti”.