(di Giulio Bendfeldt) C’è una “tempesta perfetta” che si sta abbattendo sulla produzione di carne nazionale. Da un lato c’è un calo nei consumi che prosegue costante: ci sono motivazioni culturali (sempre più campagne di comunicazione “salutistiche” mettono nel mirino il sistema degli allevamenti e la presenza stessa della carne sulle tavole all’interno di una alimentazione equilibrata) e ci sono motivazioni economiche (il costo delle materie prime dai fertilizzanti ai trasporti ai mangimi e la crisi della supply-chain internazionale). Dall’altro, c’è la nuova PAC, il “Santo Graal” dell’agricoltura europea, una massa enorme di finanziamenti (quasi 400 miliardi a livello europeo nel periodo 2021-2027, oltre 35 per la sola Italia nel periodo 2023-2027) che però Bruxelles ora vincola a dieci megaprogetti politici con attenzione agli obiettivi europei di sostenibilità ed azzeramento delle emissioni di CO2.

In mezzo alla tempesta, oltre 730mila imprenditori agricoli che vedranno cambiare (oltre al clima, sempre più siccitoso) le regole sino ad oggi applicate, con nuovi sistemi di pagamento che rivoluzionano i flussi di cassa consolidati secondo la regola della “remunerazione di comportamenti virtuosi” ma col pericolo concreto di “massacrare” le imprese zootecniche.

«Lo scenario richiede la nostra massima attenzione – sottolinea Marco Fortuna, presidente della Cooperativa Zootecnica Scaligera di Mozzecane, una delle realtà più importanti del Veneto (a sua volta, il leader nazionale del settore) con 40 allevamenti, 80 soci e 3mila ettari di coltivazioni -: i dati parlano chiaro. L’Italia conferma la sua dipendenza dall’estero col 53% dei consumi coperti dall’importazione di capi di bestiame. Il macellato è calato del 5-6% in Italia con un’analoga contrazione dei consumi. Dobbiamo essere bravi nel riuscire a valorizzare la produzione nazionale ed a “scaricare” sulla quota importata il calo dei consumi. Per questo dobbiamo insistere su una strategia di marchio sulla GDO e sui consumatori e sulla comunicazione delle pratiche migliori che nel frattempo abbiamo adottato per aumentare il benessere animale e la sostenibilità ambientale».

Nel frattempo, la Cooperativa Zootecnica Scaligera ha approvato il suo bilancio chiuso al 31 dicembre scorso che registra una crescita dei ricavi – dai 93,4 milioni del 2021 ai 105,2 del 2022 , più 12% – trainata però dall’incremento dei costi dei fattori di produzione. A fronte di una sostanziale stabilità nel numero dei capi macellati, la Coop registra il miglioramento del primo margine, dell’utile netto e del valore aggiunto per dipendente.

Uno degli effetti nefasti della “tempesta perfetta” è quello – in genere – di comportare un brusco rallentamento negli investimenti delle imprese: alla Coop Scaligera, invece, viene confermato il piano di sviluppo che vede un impegno ulteriore della produzione di energia da fonti rinnovabili – dal 70% attuale si punta al 100% del consumo autoprodotto – introducendo un impianto a biogas in affiancamento al fotovoltaico che permetterà anche l’azzeramento dei prodotti da chimica di sintesi nei campi destinati alla produzione del foraggio interessati anche da nuovi interventi per il risparmio dell’acqua.