Due mesi per una visita urgente. Sembra uno scherzo. Ma come? Se è urgente? Invece è scritto nel Rapporto che ha consegnato al Ministero della Salute da Cittadinanza Attiva, un’organizzazione di cittadini che opera in vari campi, soprattutto in quello della sanità, della giustizia e della scuola per monitorare come funzionano.
Ma non è tutto. 

Per una prima visita cardiologica, oncologica e pneumologica, che secondo classificazione dovrebbe essere erogata antro dieci giorni, si può aspettare anche due mesi.

Senza codice di priorità si arriva anche a un anno per una visita endocrinologica.

Per una visita ginecologica urgente, da effettuare entro 72 ore si aspettano anche due mesi. Lo stesso per una visita di controllo cardiologica con priorità B, che dovrebbe essere eseguita entro 10 giorni. Se poi non c’è la priorità si arriva ai 455 giorni di una visita dall’endocrinologo e 360 per una dal neurologo.
E poi: sei mesi per una mammografia con priorità B (dovrebbero essere dieci giorni); due anni per una in categoria programmabile. Idem per gli interventi chirurgici, da quelli per tumore dell’utero alle protesi d’anca.

Senza considerare le difficoltà per fare le prenotazioni: centralini costantemente occupati, difficoltà d’accesso sui siti. Il tutto senza distinzioni geografiche. Succede al Nord come al Sud.
Questi dati confermano quello che sta denunciando L’Adige: il sistema sanitario italiano così non può andare avanti. E’ destinato a crollare. La gravità della situazione è dimostrata dai dati sulle visite classificate come “urgenti” dallo stesso Ssn e poi erogate dopo sessanta giorni. Ne va della vita delle persone. E quando c’è di mezzo la vita degli italiani la politica non può più ignorare una situazione tragica. Vanno messi subito in atto dei correttivi. Vanno stanziati subito molti miliardi. Vanno cambiate subito delle regole. Vanno individuate subito le responsabilità.