Monta la preoccupazione dei medici per le sorti della sanità pubblica. Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil medici, Federazione medici veterinari, Uil Fpl lanciano  un ‘Manifesto per la salvezza del Servizio Sanitario Nazionale’ ed hanno organizzato un sit-in per il 15 giugno in otto città italiane e una grande manifestazione nazionale a settembre a Roma con l’obiettivo di portare in piazza 100.000 persone.

All’iniziativa hanno aderito anche una ventina di associazioni di cittadini e pazienti che per la prima volta hanno aderito alla mobilitazione che è stata annunciata ieri con una conferenza stampa a Roma. Segno che sta aumentando la consapevolezza della gravissima. crisi del Ssn non solo fra gli operatori, ma anche fra gli utenti. Che sono quegli stessi cittadini che vedono allungarsi le liste d’attesa in una misura che mette ormai a repentaglio la vita della gente con la rinuncia alle cure.
E’ la difesa della sanità pubblica l’oggetto della manifestazione, pilastro del welfare del paese. Per questo la mobilitazione è finalizzata a chiedere al governo l’impegno in difesa del Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale. Fin qui tutto condivisibile.
Ma la richiesta di difendere sic et simpliciter la sanità pubblica limitandosi a registrare l’insufficienza dei finanziamenti rispetto al Pil, la fuga dei medici, la mancata assistenza sul territorio e magari tirando in ballo anche l’autonomia differenziata, che c’entra come  i cavoli a merenda, come un ulteriore attacco al Ssn e all’eguaglianza dei cittadini, significa chiudere le porte della stalla quando i buoi sono già scappati e non saper o voler leggere la realtà.
E’ ormai acclarato che ipotizzare che il governo -non quello della Meloni, ma qualsiasi governo, come del resto è accaduto- possa risolvere questi problemi senza raddoppiare la spesa sanitaria, ovvero portando il suo rapporto col Pil dal 6,2/ 6,4 al 12, com’è la media europea, è essere fuori dalla realtà. Ciò non accadrà mai, perché significherebbe togliere più di cento miliardi da altri capitoli spesa. Quindi chiedere la difesa del Ssn e del principio universalista, che oggi è disatteso, senza proposte concrete che vadano oltre la richiesta di una riforma, non si sa a quanto possa servire. Il tempo degli allarmi e della protesta è passato. Siamo in una fase successiva: quella dell’emergenza. Ci vogliono proposte di soluzioni realistiche e concrete.