Vinitaly, la manifestazione fieristica più importante al mondo per il vino italiano, ha aperto i battenti e fino a mercoledì rappresenterà la vetrina per consumatori e buyer. Con 4.200 espositori provenienti da 20 Paesi, il comparto vitivinicolo italiano conferma Verona come piazza privilegiata per il business. Ma il segnale che è fortemente emerso dall’inaugurazione della 47ª edizione di Vinitaly (7-10 aprile) è che serve una scossa al sistema Italia, per consentire alle imprese di ripartire. Tagliando innanzitutto una burocrazia soffocante, che, secondo diversi calcoli, «pesa» per 100 giorni lavorativi, 6 centesimi a bottiglia, due chilogrammi di carta per ogni litro di vino che si sposta sull’asse produttore-consumatore. «Il ruolo delle fiere è strategico – ha affermato il presidente di Veronafiere, Ettore Riello – e non si può dimenticare che complessivamente durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15 per cento dell’export italiano. In un momento di così grande difficoltà effettivamente questo è un settore che sta andando meglio di altri, registrando un incremento su quello che è il numero degli addetti».
Uno scenario positivo per il vino, «cresciuto del 5 per cento nell’ultimo anno, che però ha bisogno di aiuto, anche dall’Unione europea, ma non sotto forma di aiuti a pioggia», ha affermato il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia.
«Serve un’inversione di rotta – ha spiegato il vicepresidente della Commissione europee, Antonio Tajani – perché quattro milioni di imprenditori italiani devono contare di più in Europa. Per questo vigilerò che i debiti pregressi della Pubblica Amministrazione vengano pagati. Per promuovere l’export bisognerà anche sconfiggere la piaga della contraffazione che danneggia il cuore delle imprese, la salute dei consumatori e il sistema imprenditoriale, a vantaggio nove volte su dieci della malavita».
Contro la burocrazia è intervenuto anche il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania. «In tema di semplificazioni resta moltissimo da fare. Il governo Monti ha fatto partire il processo tra mille difficoltà, ma le riforme fatte sono parziali e c’è molto cammino da fare».
Poi, spazio a questioni più tecniche, come la liberalizzazione del diritto di impianto dei vigneti. «E’ uno scenario che abbiamo alle spalle – ha puntualizzato il ministro –. Abbiamo un percorso davanti in cui la regolamentazione resterà per non destabilizzare il comparto e per non delocalizzare il vigneto dalla collina alla pianura. A Bruxelles abbiamo ottenuto la conferma della dotazione finanziaria per la promozione, sono per l’Italia quasi 400 milioni su base annua di risorse destinate all’Ocm vino nell’arco di sette anni, che sono quelli della prossima programmazione della Pac».