Settimana di fuoco per le polemiche sulla vendita delle quote del Catullo a Save da parte del Comune di Villafranca. Il sindaco Mario Faccioli respinge ogni accusa.
Nei giorni scorsi l’Autorità nazionale Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone aveva trasmesso alla Procura della Repubblica di Verona e alla Procura della Corte dei Conti gli atti riguardanti la cessione da parte del Comune di Villafranca del 2% delle quote dell’aeroporto alla Save ritenendola non conforme alle previsioni del codice dei contratti in quanto non avvenuta con gara pubblica europea.
«Riteniamo che l’amministrazione comunale di Villafranca abbia operato in piena legittimità e trasparenza – sottolinea il sindaco -. Ne siamo convinti a tal punto da sottoporre l’intera vicenda alla valutazione del Tribunale Amministrativo Regionale, contro il parere Anac che non è una sentenza, anche se di fatto sono passaati i termini e non si potrebbe più tornare indietro. Riteniamo di aver agito in maniera onesta e corretta sotto tutti i profili in particolare quelli giuridici e amministrativi con l’intento di salvaguardare gli interessi dei cittadini villafranchesi per quanto riguarda l’aspetto finanziario dei nostri bilanci e allo stesso tempo salvare e rilanciare una società di interesse nazionale che risiede sul nostro territorio. Riteniamo che il parere non tenga conto di aspetti importanti come la natura della concessione ministeriale dello scalo, la natura civilistica e statutaria della società e la situazione finanziaria in cui versava all’epoca la Catullo. Tali aspetti non sono irrilevanti o parziali ma sostanziali sulla scelta attuata».
L’istruttoria aveva preso avvio da un esposto presentato dal presidente dell’Osservatorio nazionale delle liberalizzazioni nelle infrastrutture e trasporti nel 2017.
«L’avessimo fatto di nascosto e lo scoprono dopo capirei. Ma è stato fatto tutto alla luce del sole e non riesco a capire questo dopo 4 anni. Non so dove vogliono parare. Perché questa gente al Governo che parla sui giornali non si è mossa allora, magari portando investitori? Il Catullo aveva accumulato in pochi anni 50 milioni di debito e circa 28 di esposizione con le banche. Politicamente ritengo di aver salvato il Catullo. Ora non ci sono debiti, un milione di esposizione, masterplan già approvato. In quel momento ci saremmo tenuti le quote se produceva utile. Non capisco di cosa stiamo parlando. Se tutti quelli che abbiamo interpellato non contano allora vuol dire che chi ha salvato ha sbagliato e chi ha mangiato se la gode. Non abbiamo deciso autonomamente di vendere a Save. Non potevo farlo. Devono essere d’accordo i soci. Mi aspettavo una medaglia. Avevano il 2% e potevamo fregarcene. Ma l’azienda è sul nostro territorio. E con i soldi abbiamo fatto una scuola. Se tutti pensano e sono sicuri che abbiamo gravemente operato regalando quasi mezza torta al cioccolato a Save spa li invito ad assaggiarla come l’ho assaggiata io. Il colore è cioccolato ma il gusto no. E’ solo sciacallaggio politico».