L’Hellas ha perso anche a Genova per 1-0. E’ successo come tante, troppe volte. Una distrazione della difesa e l’Hellas ha preso il gol. Amione ha lasciato libero Dragusin proprio dentro l’area, Hien e Magnani non l’hanno visto, e il genoano ha segnato. Cambiano gli attori, ma il copione è sempre lo stesso. Prendiamo immancabilmente un gol e non siamo capaci di segnare. E così si perde partita dopo partita.

E’ la quinta sconfitta consecutiva, che fa sprofondare il Verona al terz’ultimo posto in classifica, zona retrocessione, dopo aver vinto -a questo punto, per puto caso- le due prime partite. Che cosa sia successo dopo di allora non si capisce. Vero è che il Verona versa in una crisi profonda che ci fa tornare ai medesimi stati d’animo dello scorso campionato. Descrivere quello che è successo a Genova è inutile. E’ la solita storia. E’ la fotocopia delle altre gare, con un attacco incapace di segnare, un gioco confuso, scarsa intesa fra i giocatori come se si fosse alla prima di campionato. Nel secondo tempo la ricerca del pareggio con un palo e un colpo di testa di Djuric, ma centrare e parabile, e niente di più.

Hellas in piena crisi

Insomma: un disastro. Adesso ci saranno due settimane di pausa per gli impegni delle nazionali. Poi si riprende con il Lecce, l’ex squadra di Baroni. Un avversario normale, a portata di vittoria. Ma lo era anche il Genoa.  

Intanto Baroni, com’è logico che sia, comincia ad essere messo pesantemente in discussione perché dà l’impressione di non aver ancora saputo trovare dei punti fermi da cui ripartire. Saranno decisive queste ore per sapere che cosa decide di fare la società: se esonerarlo e tentare la strada di un altro tecnico oppure insistere dandogli ulteriore fiducia. Opzione, questa, che pare più probabile. Rumors dicono che la scelta dipende anche da come evolve il business con il gruppo che dovrebbe acquistare il Verona.