I morti sul lavoro in Veneto, nel 2023, sono stati 39, di cui 14 solo nella provincia di Verona che detiene questo primato poco invidiabile, seguita dalla provincia di Treviso con 8 e da quella di Padova con 6. Dei 39 deceduti sul lavoro 38 sono maschi, di cui 30 italiani e 8 stranieri. C’è stato solo un incidente mortale al femminile. Rispetto al 2022 ci sono state 3 vittime in meno.

morti

Gli incidenti sono avvenuti per schiacciamento, soprattutto col trattore, in 18 casi e per cadute dall’alto in 15 casi. Dei lavoratori colpiti la grande parte (15) è a tempo indeterminato, ma ci sono anche lavoratori autonomi e pensionati.

I dati sono stati resi noti dal Bollettino degli infortuni mortali della Regione Veneto “con il duplice obiettivo di monitorare tale fenomeno infortunistico e promuovere una programmazione degli interventi di prevenzione mirata alle principali situazioni di rischio”.

Le morti sul lavoro sono la punta di un iceberg costituito dall’enorme quantità di infortuni sul lavoro, che nel 2022 sono stati 72.761. I settori più colpiti sono il manifatturiero, la sanità e l’assistenza sociale, il trasporto e il magazzinaggio.

morti

Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione che necessita di una strategia complessiva per poter arginare gli incidenti, mortali e non. Uno degli strumenti individuati di comune accordo fra l’Inail e i sindacati è la formazione, a partire dalla scuola, utilizzando anche quegli studenti di comunicazione che sono più penetranti, specie fra i giovani, come i video.

“I numeri purtroppo non mentono”, commenta il segretario generale di Uil Veneto Roberto Toigo. “Gli ultimi dati a disposizione segnalano a Verona una crescita di morti sul lavoro del 24% nel 2023 rispetto all’anno precedente. In Veneto va peggio solo a Treviso, che segna un più 45%”.

“Se dopo la pandemia – aggiunge Toigo – il numero di infortuni mortali poteva trovare una spiegazione (non una giustificazione) nell’ansia di ripresa, nel tentativo di recuperare molto in fretta quanto perduto durante il lockdown, oggi ci troviamo in una situazione diversa. I motivi sono noti: poca formazione, pochi controlli, pochi investimenti nella sicurezza. E poi c’è il fenomeno del lavoro nero: il ricorso a lavoratori irregolari, senza nessuna tutela e preparazione, espone queste persone a grandissimi rischi per la propria sicurezza.

La Uil inoltre conduce da anni una campagna che si chiama “zero morti sul lavoro”.

E affronta il tema dentro le fabbriche e fuori, con la stesura di protocolli di sicurezza con le istituzioni e le parti datoriali. “Ci siamo resi conto – l’esempio è il protocollo sottoscritto a Venezia con la regia della Prefettura – che più si avvicina il livello di controllo al territorio, più esso è efficace. Una strada da provare a replicare anche a Verona”.