Una legge che garantisca controlli ogni quattro anni ai depuratori. Il Presidente di Acque Veronesi, Massimo Mariotti, è tra i capofila di un progetto nazionale che, gli esperti del settore, ritengono fondamentale per assicurare un controllo sempre più accurato dell’ambiente e della salute dei cittadini. Della proposta se n’è discusso durante il convegno “Impianti di trattamento delle acque: verifiche di funzionalità e collaudo” al quale, oltre alla società che gestisce il servizio idrico integrato in 73 dei 98 Comuni della provincia di Verona, hanno preso parte anche l’Università di Brescia, l’AATO Veronese e la l’Azienda Gardesana Servizi. Nel caso la proposta si concretizzasse, il Veneto sarebbe la prima regione italiana a poter beneficiare di questo genere di controlli, per altro già obbligatori per legge. «I processi di depurazione» ha detto Mariotti «costituiscono l’ultimo anello della catena di un processo di convivenza uomo-ambiente in tema di acqua. Acque Veronesi gestisce circa 70 depuratori in tutta la provincia di Verona. Per questo motivo la società dedica impegno ed attenzione ad un tema fondamentale come la depurazione ed una sua corretta gestione. Il convegno» ha proseguito Mariotti «ha messo in evidenza interessanti ed innovative metodologie scientifiche che serviranno ad affrontare al meglio le problematiche relative ai numerosi impianti controllati». Il più grande impianto di depurazione del Veronese è quello di Basso Acquar. Serve gli oltre 400 mila cittadini del Comune di Verona e lavora su una portata di 30 milioni di metri cubi all’anno. «La periodicità dei controlli» ha concluso il Presidente di Acque Veronesi «è quanto mai necessaria anche per evitare una rapida usura degli impianti, e quindi ulteriori costi per la loro manutenzione».
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