La Regione Veneto avvia sul piano sperimentale una nuova iniziativa, che punta ad agevolare l’accesso alle cure per le persone in condizione di povertà sanitaria, attraverso specifiche convenzioni con Enti del Terzo Settore. Tra gli aspetti più innovativi, la creazione di ambulatori distrettuali di prossimità e di ambulatori mobili con l’impiego di personale medico e infermieristico volontario da parte degli Enti stessi.
Negli Ambulatori Distrettuali di Prossimità, gestiti da medici e infermieri volontari, si prevedono cure ambulatoriali essenziali, ancorchè continuative per malattie e infortunio in forma gratuita come, ad esempio, medicina di base, eventuali visite specialistiche, e quanto necessario a una prima diagnosi finalizzata a una presa in carico, da definirsi in sede di convenzione tra Regione e Enti del Terzo Settore.
Gli Ambulatori Mobili saranno istituiti a livello provinciale e consentiranno di intercettare una potenziale domanda che difficilmente si rivolgerebbe a un ambulatorio fisso centralizzato. Forniranno un servizio sanitario di base, tipico dello studio del medico di famiglia e lavoreranno per dare un servizio di orientamento sanitario in grado di intercettare situazioni di disagio e/o vulnerabilità.
Molti saranno i possibili destinatari delle iniziative. Tra questi, persone anziane e sole, disabili con particolari patologie, donne in gravidanza, nuclei monoparentali, genitori con figli minori, migranti, stranieri regolarmente soggiornanti, cittadini europei senza Tessera Europea di Assicurazione Malattia, cittadini senza dimora o privi di residenza, cittadini che transitano verso altre nazioni.
«Purtroppo ci sono persone con un reddito non sufficiente a provvedere alle esigenze legate alla salute sottolinea l’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin (nella foto durante una conferenza in Regione), che ha fatto approvare in Giunta una specifica delibera – . In più si sta creando una fascia di nuovi vulnerabili, perché il Coronavirus, le restrizioni e la crisi economica innescata da quella sanitaria hanno ulteriormente peggiorato le condizioni della popolazione più fragile. E’ un dovere civico e morale pensare a loro, e se questa sperimentazione avrà successo, come sono convinta, la si potrà allargare e potenziare».
Con la pandemia, infatti, la situazione si è particolarmente aggravata e, secondo l’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria del Banco Farmaceutico, le persone povere spendono il 63% del loro budget sanitario mensile per acquistare farmaci da banco (non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale) e solo 3,77 euro per le altre cure necessarie, prevenzione compresa.