(di Stefano Cucco) In Veneto, alla buona performance del fiume Adige, che in una settimana cresce di ben 90 centimetri, si contrappone la condizione del Piave ormai in balia della risalita del mare, già segnalata ad oltre 30 chilometri dalla foce, inaridendo le sponde. Le portate degli altri corsi d’acqua, in calo dalla seconda decade del mese di Gennaio, si mantengono nettamente inferiori alle medie storiche (Brenta: -55%) e non di rado anche al minimo storico mensile (Bacchiglione: -71%).

Sul Veneto, a Marzo, sono caduti mediamente 37 millimetri di pioggia a fronte di una media mensile di mm. 65 (-43%) con il deficit maggiore, registrato nel bacino della Livenza (-55%); dall’inizio dell’anno idrologico mancano all’appello 6 miliardi e 333 milioni di metri cubi d’acqua. Lo spessore del manto nevoso è inferiore alla norma: sulle Dolomiti il deficit è del 52% rispetto alla media e nelle Prealpi è dell’ 86%. A fine marzo, i livelli di falda in alta pianura sono inferiori ai minimi assoluti, registrati in questo periodo negli ultimi 20 anni; in media e bassa pianura, la situazione è leggermente migliore, anche se i livelli sono ben inferiori ai valori attesi per il periodo.

E’ sostanzialmente stabile la condizione dei grandi bacini naturali del Nord: il lago di Garda resta vicino al minimo storico con una percentuale di riempimento del 37,9% quando l’anno scorso era superiore all’80%! Restano sotto media anche gli altri bacini lacustri con Sebino e Lario in leggera ripresa. Il dramma del fiume  Po è ora evidente lungo tutta l’asta: ovunque la portata decresce vistosamente ed è inferiore ai minimi storici e addirittura al “siccitosissimo” 2022; giorno dopo giorno i deficit di portata aumentano, tanto che all’ultimo rilevamento a  Pontelagoscuro, dove lo scarto è del 72% sulla media storica, si è già scesi a 433,28 metri cubi al secondo, sfondando la soglia di mc/s 450, sotto cui il fiume non è in grado di opporre resistenza alla risalita del cuneo salino.