(di Bernardo Pasquali). In poco più di 10 giorni il panorama economico delle materie prime è stato letteralmente sconvolto dalla guerra in Ucraina. Si parla sempre di gas e petrolio ma, un settore che farà sentire molto la sua crisi, sarà di sicuro quello dei cereali. In un colpo solo si sono persi milioni di tonnellate di prodotto dall’Ucraina e, notizie di questi giorni, un membro dell’Europa, l’Ungheria e la Serbia da questa mattina. Le riserve a disposizione sono limitate e la capacità produttiva delle nostre aziende non è così estesa. Si parla di pochi mesi.

Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, ha lanciato l’allarme alla presentazione della Fiera Cibus che si terrà dal 3 al 6 maggio prossimi. “Sono due notti che piango – afferma Vanadio – per la decisione scellerata dell’Ungheria che sta facendo protezionismo e non rispetta i patti di libero scambio delle merci in Europa. Il fatto che l’Ungheria e, oggi, la Serbia tolgano dal mercato delle esportazioni i loro cereali è un dramma”.

L’industria dei cereali copre il 70% dell’industria agroalimentare italiana. E’ trasversale in quanto copre diversi settori, da quello della carne, della filiera del latte e dairy, delle uova, dell’olio di semi, del pane, pasta e bakery… La difficoltà di approvvigionamento delle materie prime nei prossimi periodi, a breve, potrebbe condizionare in maniera drammatica, prima di tutto i prezzi, ma alla fine, anche la disponibilità dei prodotti.

C’è un problema che arriverà alla clientela finale e questo è terribile. Non voglio essere catastrofico fino in fondo e nemmeno creare panico, ma se ne deve parlare e si deve agire in fretta. Il Governo sta facendo il possibile per agire sull’Ungheria e farla desistere dalla decisione. Speriamo che questo serva a qualcosa. Sembra che il Presidente Orban abbia dato ordine ai fornitori di rispettare tutti i contratti fatti prima del decreto, ma questo non è sufficiente. Ad oggi purtroppo comunque i camion e i treni che sono arrivati in Ungheria per caricare sono là fermi! Per cui non siamo ancora sicuri che sia ancora vero questo parziale dietrofront”.

Le industrie manufatturiere alimentari oltre ad avere problemi nel reperimento delle materie prime stanno sostenendo alti costi dovuti ai rialzi energetici. Si stima in media che ad ognuna di loro siano arrivati incrementi in bolletta del 400%. Purtroppo le industrie alimentari sono di per se stesse energivore. Questi rialzi portano a rialzi finali del prodotto che vanno dal 70 al 100%.

“I costi non possiamo più assorbirli noi dell’industria alimentare. Lo abbiamo fatto con la pandemia ma oggi se lo facciamo saltiamo per aria – afferma senza mezze parole il Presidente Vacondio. Vedo che la distribuzione italiana non sta ancora agendo sui prezzi e pretende gli stessi valori di prezzo del pre guerra. Non ci si può ergere a soggetti che tutelano i consumatori a discapito nostro. Dobbiamo essere più uniti. Altrimenti salta il sistema paese sui cui poggia un pezzo fondamentale dell’economia del paese”.

Il problema di questa grande “guerra” commerciale a cui stiamo assistendo fa capire tante cose e tanta retorica del passato che ormai sembra remoto anche se di soli pochi giorni. Innanzitutto è un miraggio pensare che l’Italia sia autosufficiente da un punto di vista di materie prime agricole: non esistono superfici sufficienti arabili. Non pensiamo che il Farm to Fork aiuterà ad esserlo di più visto che tutto quanto il processo sarà rivolto ad abbassare la produzione di almeno il 30% rispetto ad oggi. Infine, se parliamo di grano, speriamo che il consumatore abbia capito che tanti claims fatti finora sul grano italiano ecc…erano solo delle illusioni.