Nella giornata in cui la CGIA di Mestre certifica che il Nordest è stabilmente la locomotiva d’Italia, con una crescita ampiamente superiore a quella italiana (a sua volta, incredibile a dirsi, traino di quella europea con una previsione a fine 2023 dell’1,8%), Giancarlo Giorgetti, ministro della Lega all’Economia e Finanze, lo zar dei conti pubblici, incontra a Villafranca gli imprenditori di un territorio che, dopo aver superato le crisi degli ultimi quindici anni, si ritrova al centro di un quadrilatero di prossima espansione. Giorgetti arriva per sostenere la campagna elettorale del sindaco uscente, Roberto Dall’Oca, ma anche per rassicurare che, nonostante i rumors sempre più negativi in arrivo dagli Usa, il governo di Roma continuerà a parlare con Intel e metterà sul piatto tutte le risorse necessarie per “aiutare” il colosso USA dei microchip (che ha chiesto altri 5 miliardi al governo di Berlino per un suo impianto in Germania) a scegliere l’Italia (e Vigasio) come sede della sua nuova giga-factory in Europa. «Il nostro approccio non è cambiato – spiega ai cronisti -: sin da subito ci siamo detti disponibili a venire incontro alle esigenze di Intel, così come per qualsiasi altra realtà internazionale che voglia stabilirsi in Italia. L’Italia del resto è il luogo ideale per questo tipo di investimenti: l’abbiamo spiegato bene ai vertici di Intel. Ora loro stanno rivendendo i loro piani sulla base delle nuove politiche industriali statunitensi, ma noi teniamo aperto il dialogo con loro».

La crescita del PIL italiano superiore alle attese vi consentirà di aggredire quest’anno il debito pubblico prossimo a raggiungere i 3mila miliardi?

«Guardi, il nostro è un approccio prudente e responsabile sull’indebitamento. Ogni due settimane debbo rivolgermi ai mercati per chiedere di rinnovare o sottoscrivere i nostri titoli pubblici. So con quanta attenzione guardano i nostri passi e rispetto, anche se non concordo, le regole europee sul deficit. Quindi nessuno più di me è attento al problema debito che, ricordo, è esploso non per ragioni italiane ma per la crisi finanziaria del 2008 nata negli Usa e per la crisi sanitaria nata in Cina nel 2020. In parlamento mi contestano l’approccio prudente sin qui tenuto anche se questo ci ha permesso di intervenire sul cuneo fiscale dando un aiuto concreto alle famiglie coi redditi più bassi…»

Quindi?

«Quindi, confermo che procederemo con prudenza e responsabilità. Poi, va detto che il miglioramento dell’economia reale non è del governo ma delle migliaia di imprese e lavoratori che sono il meglio al mondo per capacità di innovazione, di reazione alla crisi, di qualità. Abbiamo i prodotti migliori e, nell’agroalimentare, più buoni. Lo ripeto sempre alle istituzioni europee, alle banche della City ed alle agenzie di rating: sottovalutate l’economia reale italiana, la capacità di risparmio degli Italiani e il valore del patrimonio che le famiglie italiane possiedono. A questo aggiungiamo un governo stabile, politico, che arriverà sino alla fine del suo mandato. Non ce ne sono molti altri in Europa. Dunque, le ragioni per aver fiducia dell’Italia ci sono tutte».

Villafranca ha mantenuto in questi anni il suo tessuto industriale, 3mila 200 partite Iva, una ogni 10 abitanti, con un limite magari nella dimensione aziendale…

«Non credo al “piccolo è bello” e nemmeno al “grande è meglio”. Sono definizioni vuote, conta la competitività e la capacità di fare rete. E in questo la rete delle imprese italiane è vincente. Non sono qui per imporre un modello, ma per rassicurare gli imprenditori che consideriamo prioritario il lavoro e la voglia di intraprendere. E’ nella nostra Costituzione. Nostro compito sarà quello di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono agli Italiani di far correre la loro creatività e la loro capacità imprenditoriale».

Giorgetti ha incontrato gli imprenditori al Museo Nicolis: «Mi trovo assolutamente in linea col pensiero di Luciano Nicolis: “queste cose non mi appartengono, ne sono il loro custode per affidarle alla prossima generazione“. E’ quello che ho pensato entrando per la prima volta nel mio ufficio al MEF per sedermi alla scrivania che fu di Quintino Sella».

Quanto all’economia villafranchese, Filippo Rigo e Roberto Dall’Oca hanno messo in fila le tante opportunità che si aprono: «Abbiamo il Catullo, confiniamo col maggiore interporto d’Europa, abbiamo un nuovo centro intermodale a Isola della Scala e poco più a sud, a Nogarole Rocca, crescono gli investimenti della A22. E c’è la scommessa Intel. Siamo il centro di questa nuova zona di espansione. Abbiamo le potenzialità per intercettare nuove imprese, scegliere quelle più innovative e tecnologiche e garantire un’ulteriore crescita». «E Villafranca che ha visto negli ultimi cinque anni 32 milioni di investimenti, mille euro per abitante, deve avere un governo stabile per continuare su questa strada» chiosa Paolo Borchia, europarlamentare.