(di Attilio Zorzi) Il 2023 è stato un anno di assestamento per l’intera economia continentale, compresa quella italiana, dopo i rimbalzi post pandemici del 2021 e del 2022. L’inflazione è rimasta ancora piuttosto elevata, arrivando a circa il 5,6% nell’area euro (Dati Eurostat), mentre in Italia è stata pari al 5,7% (Dati Istat).

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L’inflazione ha, quindi, obbligato la BCE a mantenere i tassi alti, chiudendo l’anno con il tasso di riferimento al 4,50%. In questo scenario sono cresciuti gli utili delle banche e del comparto finanziario, che hanno visto nel 2023 un anno record, dato che hanno saputo marginare, in particolar modo, sulla differenza tra tassi attivi e tassi passivi, permettendo così anche una rapida risalita dei listini azionari europei, dove il comparto bancario incide molto.

Di contro l’economia italiana, invece, ha visto una crescita lieve del PIL stimata soltanto intorno allo 0,7%, mentre l’area euro è cresciuta all’incirca dello 0,6%, con persino la grande eccezione della Germania, che è risultata in recessione, con il PIL in contrazione del -0,4%. 

Il 2023 ci ha palesato ulteriormente il disallineamento tra economia reale, in crescita lieve o persino negativa e l’andamento della finanza e delle borse, che in Europa hanno mostrato dati straordinari con crescite a doppie cifre. A riprova di come nel sistema capitalistico odierno, la finanza assuma un ruolo sempre più preminente e sia necessario utilizzarla come volano per la crescita dell’economia reale, evitando di farsi sfruttare da essa. Impresa semplice a parole, tutt’altro nei fatti.

Tornando ai numeri, Piazza Affari è stata la borsa che ha registrato la miglior performance a livello europeo con un +28%, trainata appunto dai titoli bancari, seguita da Francoforte che, nonostante la recessione dell’economia reale tedesca, ha toccato i suoi massimi storici nel 2023, a riprova del già citato disallineamento tra finanza e rendimenti aziendali. A livello mondiale soltanto il Nasdaq (indice dei titoli tecnologici) di New York ha fatto meglio di Milano, con uno spettacolare +44%. 

L’anno appena trascorso, a livello macroeconomico ci porta in dote questa grande differenza tra utili aziendali e rendimenti finanziari. Mentre a livello locale nella nostra Verona, vediamo confermata la tendenza di una riduzione della produzione industriale del -2% nei primi nove mesi dell’anno, segno del rallentamento generalizzato dell’economia, ma, nello stesso lasso di tempo, abbiamo avuto anche un aumento dell’export del +2,4% (Dati CCIAA Verona). 

Questo aumento è dovuto in parte alle molte commesse già in casa, ma soprattutto è settorializzato, poiché in provincia sono state molto positive le performance dei settori dell’agroalimentare, dell’ortofrutta, del tessile e dei produttori di macchinari, mentre hanno avuto segno negativo i settori del vino, delle calzature, del marmo e della termomeccanica.

Questi andamenti ci mostrano come l’economia veronese nel suo complesso abbia retto abbastanza bene alle tensioni geopolitiche del 2023 e all’aumento del costo del denaro, tuttavia, sono anche un campanello di allarme per il 2024, poiché il nostro tessuto industriale è fortemente interconnesso con quello tedesco, che risulta essere il primo mercato di destinazione, e quindi la recessione di Berlino deve essere presa in seria considerazione. 

Ad ogni modo sotto questo aspetto, l’imprenditoria veronese sta reagendo bene e sta lavorando per migliorarsi e diversificare i mercati di riferimento, attraverso investimenti in tecnologie 4.0, il cui impatto è stato davvero notevole, sia sul profilo dell’innovazione che su quello dell’aumento occupazione. Nella nostra provincia sono, infatti, in corso diversi Contratti di Sviluppo, misure agevolative nazionali di sostegno ai grandi investimenti, fortemente incentivate sia nell’ultima legge di bilancio con risorse per un miliardo di euro, sia nel RePower UE con altri due miliardi di euro.

Questi Contratti di Sviluppo nel veronese sono stati promossi da aziende di tutti i settori, dall’agroalimentare, all’industria fino al turismo, e prevedono investimenti di minimo 7,5 milioni di euro per singola proposta. Gli obiettivi prefissati dai Contratti di Sviluppo sono molteplici e prevedono un positivo ed importante impatto occupazionale tramite nuove assunzioni, la valorizzazione e l’internazionalizzazione dei marchi del Made in Italy, l’efficientamento energetico di strutture e produzioni e l’introduzione di nuove tecnologie.

Segno inequivocabile che l’ecosistema economico veronese è ancora in grado di essere attrattivo e ha volontà di innovarsi per migliorare e crescere.

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L’unica piccola nota negativa, che ci deve lasciare l’amaro in bocca sono proprio gli ottimi risultati del comparto finanziario nazionale, poiché nel corso degli ultimi anni la perdita di buona parte del controllo dei principali assets finanziari cittadini, tra cui spiccano Banco Popolare, Cattolica, e Unicredit, quest’ultima miglior istituto italiano per performance borsistica con +84% su base annuale, sono un segnale di decentramento della nostra provincia dalle stanze dei bottoni di stampo finanziario e politico (sic!), dove si decidono le partite che contano per davvero a livello regionale e nazionale.

Stanze nelle quali sarebbe bene tentare di rientrare, sfruttando le elezioni amministrative ed europee in arrivo nel 2024 e le varie nomine in enti importanti, di primo e secondo livello, per riuscire a sostenere il nostro tessuto industriale e produttivo, ma soprattutto per cercare di far tornare Verona centrale come merita. 

La nostra imprenditoria è più vivace e frizzante di quel che appare e sembra credere nel futuro, grazie anche alla strategica posizione di Verona, crocevia tra l’asse del Brennero e la A4, oggetto di importanti investimenti infrastrutturali, da sfruttare e valorizzare. L’auspicio per il 2024 è che anche la classe dirigente veronese, sappia rispondere presente a queste importanti partite strategiche ed economiche, per non lasciarsi scappare delle occasioni di crescita e sviluppo, che difficilmente torneranno nel prossimo futuro. 

Certi treni passano soltanto una volta e sarebbe opportuno prenderli al volo!