Confindustria 2024: per la prossima presidenza il Veneto si presenta all’appuntamento del dopo Bonomi come al solito diviso. Ma anche il resto d’Italia non sembra affatto compatto, a partire dal Friuli Venezia Giulia dove il dualismo tra Michelangelo Agrusti (Alto Adriatico, cioè Pordenone, Trieste e Gorizia) e Gianpietro Benedetti (Udine) porterà probabilmente gli imprenditori su fronti opposti.

In campo sono più o meno ufficialmente in quattro: l’imprenditore mantovano che vive a Verona Alberto Marenghi e l’emiliano Emanuele Orsini, tutti e due vice presidenti nazionali attuali che hanno cercato in questi mesi di smarcarsi dal leader uscente Carlo Bonomi all’epilogo di una presidenza criticata da molti in Confindustria.

Due medi imprenditori con solidi agganci tra Verona (il primo) e Venezia (il secondo). In pista anche il leader di Duferco Antonio “Tonino” Gozzi e il genovese di lungo corso Edoardo Garrone della Erg, con un passato solido in Confindustria dove ha già fatto in più tornate il vicepresidente e alla guida attuale del cda del giornale della “ditta” Il Sole 24 ore.

Confindustria 2024, il ruolo dei tre saggi

Due imprenditori alla guida di grandi gruppi che si stanno contendendo i favori (e soprattutto i voti) delle territoriali di Lombardia e Piemonte con l’incognita di non arrivare alla fatidica soglia dei 18 consensi “preventivi” tra i 182 componenti del consiglio generale che il 4 aprile dovrà scegliere il prossimo candidato presidente da presentare all’assemblea generale del 23 maggio.

I giochi sono ufficialmente partiti con la nomina dei tre saggi che dovranno consultare la base confindustriale: Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi, imprenditrice trentina (nella foto qui sotto) che in questo tris rappresenta il Nordest che ha in panchina l’ex leader di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi, indicato come componente supplente.

IlariaVescovi, una dei 3 saggi di Confindustria
IlariaVescovi, una dei 3 saggi di Confindustria

E proprio Vicenza potrebbe essere uno degli snodi fondamentali per la il dopo Bonomi, con Confindustria Veneto Est. La super territoriale nata un anno fa dalla fusione tra Padova, Treviso, Venezia e Rovigo – la seconda in Italia con 5mila associati – vanta un pacchetto importante di voti, otto, ma appare oggi divisa al suo interno, tanto per non far mancare nulla al solito campanilismo veneto.

Se Venezia e Rovigo appoggiano con convinzione Orsini, Treviso lo osteggia per la ruggine esistente tra il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, imprenditore della Marca alle prese con diatribe da carte bollate proprio con la Confindustria nazionale di Bonomi e con una diaspora interna che avrebbe portato alla fondazione di un’altra associazione di settore.

Orsini, ex presidente di Federlegno e imprenditore da 130 milioni di fatturato anche nei salumi, è stato un suo grande elettore ai tempi del cambio della guardia ma ora viene visto visto da Feltrin come un “nemico” anche se non avrebbe cambiato bandiera e sarebbe sempre rimasto in associazione con le altre sue imprese.

A complicare le cose ci si è messo il leader regionale Enrico Carraro che nel dicembre scorso ha accarezzato l’idea di correre anche lui per la presidenza chiedendo al suo consiglio un mandato esplorativo che si è concluso con la sua uscita di scena definitiva e la preferenza – espressa via intervista – per eleggere al posto di Bonomi un grande imprenditore, di fatto un assist a Gozzi o a Garrone.

Confindustria 2024, guerra fra le territoriali

Il compito di fare squadra e sedare le divisioni tocca a Leopoldo Destro, imprenditore padovano con azienda nel Vicentino, figlio di Giustina – un passato importante in Confindustria e una tornata da sindaca alle spalle a Padova col centrodestra – che in autunno terminerà il suo mandato in Veneto Est. E qui sta il cavillo, dicono i maligni: c’è anche l’ipotesi che possa giocare per compattare la sua associazione anche per proiettarsi a una vicepresidenza nazionale appoggiando il vincitore (pare che Gozzi gliel’abbia già promessa, ma questa voce fa parte dei classici giochi di corridoio pre elettorali confindustriali).

Di sicuro tra Padova, Venezia, Treviso e Rovigo si è deciso di non decidere attendendo il faccia a faccia tra i candidati che dovrebbe essere fissato in Veneto tra qualche settimana, prima della metà di marzo quando i saggi tireranno le loro conclusioni e presenteranno al consiglio generale i candidati in pista ufficialmente. Che potrebbero essere anche tre o quattro, ma che gran parte degli imprenditori preferirebbero in due, magari uno da Pmi tra Marenghi e Orsini, e un big.

Confindustria, in gara c'è Alberto Marenghi
Confindustria, in gara c’è Alberto Marenghi

Il Friuli Venezia Giulia in questo caso potrebbe dividersi “equamente”: per il piccolo-medio (preferito Orsini) andrebbe Alto Adriatico, per il grande (soprattutto Gozzi) Udine vista anche la stessa area d’attività di Debenedetti. E Vicenza? Starebbe pencolando tra Marenghi e un altro dei candidati possibili (più Gozzi che Orsini, sembrerebbe).

Raffaele Boscaini (a destra), presidente di Confindustria Verona, intervistato da Matteo Caccia

Il risiko imprenditoriale

Ecco dunque le bandierine nel Nordest di questo risiko confindustriale per la presidenza (i carrarmatini rappresentano meglio di case e alberghi la disfida che si sta aprendo che non esclude colpi bassi e spifferi di problemi giudiziari per l’uno o l’altro candidato) con l’avvertenza che come è molto di moda oggi, tutto è molto fluido.

Dunque tirando le somme e anche un po’…. i dadi: Verona (tre voti più Roberto Spezzapria, vicentino ma ha rilevato la Melegatti) con Marenghi (tra gli azionisti della Gazzetta di Mantova con la queen maker confindustriale Emma Marcegaglia), che potrebbe anche “catturare” i voti di Vicenza. Veneto Est divisa ma probabilmente indirizzata verso Orsini. Friuli VG tra Gozzi e Orsini.

Insomma, c’è grande confusione sotto il cielo della Confindustria triveneta. Unica consolazione per il Nordest, l’incertezza regna sovrana anche in altre regioni.